I numeri per un matching tra domanda ed offerta di spazi – di Giovanni Campagnoli

Il post “Riusiamo l’Italia” accennava alle difficoltà di “mettere in circolo” un enorme patrimonio immobiliare immobilizzato (“inagito” secondo Il Censis)  che è presente nel Paese (paradossalmente visibile nella forma del vuoto) e spesso finito “fuori mercato”. Secondo il Censis “siamo un Paese dal capitale inagito anche perché l’Italia riesce solo in minima parte a mettere a valore il ricco patrimonio culturale di cui dispone. Il numero di lavoratori nel settore della cultura (304.000, l’1,3% degli occupati totali) è meno della metà di quello di Regno Unito (755.000) e Germania (670.000), e di gran lunga inferiore rispetto a Francia (556.000) e Spagna (409.000)“. E sarebbe una grande occasione storica perduta se non si riuscisse a mettere in circolo questo patrimonio a favore di giovani generazioni interessate a farne una esperienza di occupabili, fino a divenire impresa culturale. Proprio oggi dove il tasso di disoccupazione giovanile nazionale è del 44%.

Detto ciò, oggi è possibile fare un’analisi sulla domanda ed offerta di queste dimensioni. Una prima questione infatti è quella di conoscere se vi sono giovani davvero disposti a “fare start up” in questo ambito. Le stime sono sempre difficili, ma alcuni dati aiutano.

Tra questi dati, sicuramente significativi sono i numeri dei partecipanti alle edizioni 2014 e 2015 del bando “Culturability” della Fondazione Unipolis, proprio su contributi a fondo perduto a progetti di riuso (40.000 euro ai primi sei progetti).

Nel 2015, i team partecipanti sono stati 997 e provenivano da tutta Italia: il 38% dal Nord, il 20% al Centro, il 42% dal Sud. Nel 2014 i progetti ricevuti sono stati 984

Sempre sui beni sono interessanti anche i numeri del bando del “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici“, attivata nelle quattro Regioni a Obiettivo Convergenza, cioè Calabria, Puglia, Campania e Sicilia. E’ questa un’azione (i cui esiti sono stati pubblicati nel febbraio 2014) che punta a sostenere il recupero di spazi comuni al fine di restituirli al territorio, dando impulso all’imprenditoria giovanile e all’occupazione sociale. Molto più cospicue (rispetto a Culturability) le risorse in gioco: ben 12.763.000 euro, con 590 domande e 66 progetti finanziati per circa 100.000 euro ciascuno.

Esaminando anche solo questi bandi tra il 2014 ed il 2015, si possono stimare circa 2.500 progetti presentati in team di almeno 4 persone, per cui un “esercito” di almeno 10.000 giovani pronti a “riusare l’Italia” con una serie di idee sociali e culturali chiaramente di validità diversa.

Ma sul territorio vi sono così tanti beni e di diversa tipologia? Stando ad esempio alle FS italiane sono 1.700 le stazione impresenziate. Secondo il Direttore dell’Agenzia del Demanio, almeno 20.000 sono i beni disponibili con il Federalismo fiscale (ad esempio tra fortificazioni e scuole militari, fari, caserme non più utilizzate) e poi ci sono le opportunità dell’art 26 dello “Sblocca Italia”. Un esempio sono le caserme: oltre 700 sono infatti quelle che il Ministero della Difesa offre gratis per un riuso di 10 anni.

Poi secondo Libera, 56.000 sono i beni confiscati alle mafie e la stima dei capannoni inutilizzati è di 701.978. I negozi vuoti sarebbero oltre 500.000 .

Dove risiede tutto questo patrimonio inagito? La start up pugliese POP hub ne ha mappati 3.500 e vi sono molte organizzazioni attive in questo campo di ricerca del “vuoto”.

In conclusione, è possibile affermare che si è in presenza sia di offerta che di domanda… Va trovato un modo per realizzare un matching immediato tra questi due mondi.

giovanni.campagnoli@riusiamolitalia.it

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